Pianta della famiglia delle
Ramnaceae, distribuita in Europa e in Asia. In
Italia si trova soprattutto al Nord in terreni sabbiosi e umidi, nei boschi
della regione montana e submontana, ma anche al piano, lungo le rive dei fiumi o
presso le
paludi.
GENERALITÀ La
frangula è una pianta arbustiva alta anche 4-5 m, generalmente poco
ramificata: i fusti normalmente si ramificano solo alle
estremità. Le foglie sono disposte in
maniera alterna sui rami e hanno un picciolo di 2-3 cm. La lamina fogliare
è di forma ellittica, con apice acuminato, a margine per lo più
intero. Da giovani le foglie presentano una certa tomentosità, mentre da
adulte diventano glabre, e soprattutto nella pagina inferiore sono
lucenti. I fiori sono raccolti in piccoli fascetti
all'ascella delle foglie, in numero di 2-4 o anche 5. Il singolo fiore presenta
un calice composto da cinque sepali glabri di colore biancastro, triangolari, e
una corolla formata da cinque petali anch'essi biancastri ma di forma concava,
di solito più piccoli dei sepali. Il frutto
è una piccola drupa di colore nero a completa maturità, ma che
assume colorazioni dal verde al rosso durante il periodo di maturazione.
All'interno di questa bacca si trovano tre noccioli di colore giallo, di forma
arrotondata o appena appiattita. Per scopi
terapeutici si utilizza la corteccia dei
rami.
IMPIEGO
TERAPEUTICO Si nutrono numerosi dubbi circa
l'impiego di questa pianta nell'antichità: è certo comunque che a
partire dal Medioevo si hanno indicazioni precise circa la frangula come
purgativo e diuretico. Oggi, dopo accurate ricerche
chimiche e farmacologiche, si sa che la corteccia fresca ha proprietà
emetocatartiche, e che essiccando diventa un buon
lassativo. Numerose sono le specialità
medicinali contenenti i principi attivi antrachinonici di questa pianta: e tutte
queste specialità farmaceutiche hanno la proprietà terapeutica di
essere dei lassativi naturali, oggi di larghissimo
uso. La corteccia della radice deve subire un
processo di essiccazione e di stagionatura prima di poter essere utilizzata in
quanto i processi enzimatici che seguono e accompagnano sia l'essiccamento che
la stagionatura permettono la demolizione di glicosidi complessi antracenici,
fino all'ottenimento di glicosidi semplici tra cui principalmente la
glucofrangulina e la frangulina. Alle dosi
terapeutiche che verranno da noi indicate, l'azione della frangula è
innocua e sicura, priva di effetti collaterali. I
principi attivi antracenici della frangula stimolano l'intestino, modificandone
sia il tono sia l'ampiezza dei movimenti. In pratica, si ha uno svuotamento di
natura fisiologica, senza irritazioni locali. La frangula può essere
definita un regolatore delle funzioni intestinali, poiché elimina la
stitichezza senza agire quale purgativo
drastico.
PREPARAZIONI -
Uso interno: si utilizza la polvere della corteccia del fusto e dei rami, per
ottenere la tintura alcoolica o la tintura
vinosa. La polvere va utilizzata nella dose di 0,5
g per ostia, da deglutire. Si possono prendere al massimo 2-3 ostie al
giorno. Il decotto si prepara con 40 g della
corteccia del fusto e dei rami finemente sminuzzata per litro di acqua. Si
lascia bollire per 10 minuti, si filtra per tela. Si prende alla dose di una
tazzina prima di coricarsi. La tintura si prepara
con 200 g di corteccia del fusto e dei rami finemente sminuzzata per litro di
alcool a bassa gradazione (20°). Si lascia in infusione per una settimana,
si filtra per tela, si lascia riposare per 7 giorni. Si somministra questa
tintura nella dose di 2-4 cucchiaini al giorno; meglio prenderla di sera, prima
di coricarsi. La tintura vinosa viene preparata con
30-40 g di corteccia del fusto e dei rami finemente macinata per litro di vino
rosso. Si lascia a macero per una settimana, si filtra per tela, si lascia
invecchiare per 15-20 giorni, si dolcifica con 100-150 g di zucchero. Si prende
questa tintura vinosa a bicchierini, massimo due al
giorno. Tutti questi preparati hanno un'azione
blandamente lassativa, regolatrice del transito intestinale. Sono
particolarmente indicati nel caso di stitichezza cronica, soprattutto in
età senile.
RACCOLTA E
CONSERVAZIONE La corteccia del fusto e dei rami si
ottiene cogliendo le parti legnose della pianta durante il periodo vegetativo,
da maggio a giugno-agosto. Si recidono i rami operando una potatura che non
distrugga la pianta. La corteccia va staccata a
fresco con l'uso di un coltello. Così staccata, va ridotta in pezzi di
5-10 cm e posta a essiccare al sole per due giorni. Se ne termina l'essiccamento
all'ombra e si fa poi stagionare per almeno sei mesi prima dell'uso. Durante
queste operazioni i pezzi si accartocciano, formando piccoli
cilindri. È bene che la corteccia di frangula
venga conservata in sacchetti di tela o di carta. Essa conserva tutte le sue
proprietà per un periodo di almeno tre
anni. La frangula non stagionata agisce,
anziché come lassativo blando, in modo drastico, e ha anche
attività emetiche. Si sconsiglia quindi l'impiego della corteccia del
fusto e dei rami di frangula prima che sia trascorso un periodo di stagionatura
di almeno sei mesi. La coltivazione di questa
pianta, qualora si rendesse necessaria, è possibile sia partendo da seme
sia da trapianto di piccole piante, che si possono raccogliere in natura. Si
sappia comunque che se si parte da seme occorrono almeno 2-3 anni di vegetazione
prima di ottenere piante arbustive di 2-3 m. Il
trapianto di giovani piante va fatto estirpandole dal terreno al termine del
periodo vegetativo, da ottobre a novembre. È opportuno togliere l'arbusto con
l'uso di una zappa, per conservare la radice avvolta in un pane di terra. Si
deve subito fare una potatura a 50-60 cm d'altezza e trapiantare al più
presto possibile. Il trapianto primaverile
può dare gli stessi risultati del trapianto autunnale solo se la pianta
non ha già dischiuso le sue gemme. La
frangula ama una posizione di ombra o di mezz'ombra e un luogo prevalentemente
fresco-umido. Il terreno ideale per lo sviluppo della frangula è un
terreno sabbioso sciolto.
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